Socrate diceva che il principio della democrazia consiste non già nella volontà della maggioranza, ma nel diritto della minoranza di esprimere un dissenso!
Le chiusure di canali e profili
Qualche giorno fa è stato chiuso il canale youtube di Byoblu. La piattaforma di informazione fondata da Claudio Messora, che in questi anni ha dato voce ad una narrazione non ordinaria della scena politica, non solo nazionale.
Qualche mese fa ho letto felicitazioni e giubilo per la chiusura del profilo di Trump su twitter.
La pagine ed i profili chiusi e cancellati, i post censurati o nascosti sono ormai all’ordine del giorno, un processo che va avanti da anni, e che è passato abbastanza inosservato.
Se quanto diceva Socrate ha un minimo di senso per noi, davanti a questi eventi avremmo dovuto avere, io credo, reazioni ben diverse da quelle che ho letto nella maggioranza dei casi, purtroppo spesso proprio da parte di persone che considero intelligenti e “democratiche”.
Le scelte delle varie multinazionali vengono approvate, ed in alcuni casi osannate, in quanto fermerebbero le fake news. Peraltro, a giudizio di molti, i soggetti in questione in quanto proprietari hanno il diritto di fare un po’ come gli pare a casa loro. Se non ti va bene, vai altrove. In altre parole, la piattaforma è mia e faccio un po’ come credo. Chi dice questo però dimentica la posizione dominante che hanno Google (che possiede anche Youtube), Twitter (che è monopolista per micro blogging), Facebook (che possiede Instagram e WhatsApp).
La sentenza del tribunale di Bologna
Per fortuna non è esattamente cosi anche dal punto di vista del nostro ordinamento. Qualche giorno fa il tribunale di Bologna ha condannato facebook ad un risarcimento danni. La cancellazione di un profilo o pagina afferma la sentenza: «è suscettibile dunque di cagionare un danno grave, anche irreparabile, alla vita di relazione, alla possibilità di continuare a manifestare il proprio pensiero utilizzando la rete di contatti sociali costruita sulla piattaforma e, in ultima analisi, persino alla stessa identità personale dell’utente, la quale come noto viene oggi costruita e rinforzata anche sulle reti sociali».
La mia opinione
Il mio punto di vista su questo tema è articolato. Credo che anche se un soggetto è privato, quando esercita una funzione pubblica debba rispondere di questa funzione e perda in qualche modo i totali diritti su ciò che è “suo”. Se cosi non fosse potremmo avere chiuse le linee telefoniche, se la compagnia decidesse che alcune frasi pronunciate al telefono non sono di loro gusto. Potremmo avere tagliata la corrente elettrica, se la usassimo per vedere in TV film sconci invece di Piero Angela.
I social, come peraltro ha ben inquadrato il tribunale di Bologna, al di là del giudizio che possiamo darne, sono oggi pervasivi nella nostra percezione della realtà. Hanno superato la dimensione personale e sono un luogo (ancorché non fisico) che contribuisce fortemente alla formazione delle nostre opinioni.
La mia esperienza diretta
Da alcuni mesi sono responsabile della comunicazione di Francesca Donato, un europarlamentare del gruppo ID (eletta nella file della Lega).
Preciso che, al di là delle mie opinioni politiche, è un rapporto professionale. Da tecnico mi sono occupato e mi occupo a che le sue posizioni possano avere la massima distribuzione possibile, quindi seguo giornalmente e dettagliatamente come i suoi post, comunicati, dichiarazioni vivono dentro le varie piattaforme.
Francesca ha una linea politica non ortodossa, sin da principio si è schierata contro i Lockdown e per una strategia di cura contrapposta alla strategia vaccinale. Coerentemente con le sue opinioni, quando ha contratto il Covid-19 si è curata a casa con i protocolli ospedalieri, tenendosi lontana da “tachipirina e vigile attesa”. Tutto questo mesi prima che fatti e sentenze le dessero ragione, ed il TAR del Lazio si esprimesse contro la nota AIFA che, in modo un po’ surreale, impediva ai medici di somministrare cure ai positivi al Covid-19.
Informazione documentata
Sulla sua pagina facebook, ed adesso sul blog, seguiamo una linea molto documentata. Ovvero non pubblichiamo mai commenti o riflessioni se non dopo un accurato approfondimento e verifica della fonte.
Quanto Francesca scrive e dice è, quindi, una sua elaborazione di un pensiero frutto di informazioni approfondite e verificate.
Puoi non condividere il suo pensiero, che spesso non è nel canale governativo, talvolta è minoritario anche nel suo partito, e spesso anche in controtendenza con l’opinione diffusa. Ma io credo non si possa negarle il diritto di averlo e di renderlo pubblico. E se si riflette che è stata eletta, e quindi ha una funzione pubblica in rappresentanza per 1/8 del collegio isole, di fatto rappresenta la voce di circa 800.000 persone (il collegio isole consta infatti di 6,3 milioni di elettori ed elegge 8 rappresentanti a Bruxelles).
La pagina Facebook di Francesca Donato
In questi mesi la pagina facebook di Francesca è diventata un punto di riferimento per alcune tesi: come la necessità di riaprire alla vita economica nel paese, la pericolosità sociale dei lockdown, l’esigenza di spingere verso la cure, l’errore nel considerare la vaccinazione come la sola via di uscita dalla pandemia. Rispetto a questi temi, ho notato nel tempo una progressiva riduzione della distribuzione dei post. In alcuni casi evidente (i post non venivano mostrati sulla pagina, ma solo nelle condivisioni) la così detta “shadow ban”. In altri casi, addirittura, abbiamo assistito alla cancellazione di post, alla sospensione dei profili degli editor e degli amministratori, rei di avere postato gli articoli in questione. Il mio profilo personale, editor della pagina, è stato sospeso per 24 ore a seguito del post che riportava l’intervista a Bruno Cacopardo, di cui parlerò più avanti.
I due articoli che hanno generato azioni repressive più eclatanti sono:
l’Intervista a Enrico Galmozzi
Un post nel quale commentavamo l’intervista ad Enrico Galmozzi dal titolo: “La corsa spasmodica al vaccino non ha senso. Meglio puntare su terapie”.
Enrico Galmozzi è biologo molecolare e ricercatore presso il Policlinico di Milano, con esperienza più che ventennale nel campo della ricerca. Il suo lavoro negli ultimi dodici anni si è svolto prevalentemente sulla farmacogenomica delle malattie epatiche in particolare ad eziologia virale (HBV, HDV e HCV).
L’intervista è stata pubblicata su sito il primato nazionale.
L’intervista a Bruno Cacopardo
L’altro post molto censurato, che è costato la sospensione, oltre che del mio profilo, anche del profilo di molti utenti che l’hanno condiviso, è relativo all’intervista al professore Bruno Cacopardo. Primario del reparto di “Malattie infettive” dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catania e membro del CTS Sicilia. L’intervista è stata resa su un giornale on-line catanese l’urlo.
Già in dicembre avevo avuto avvisaglia del rischio di censure ed abbiamo lavorato alla creazione del blog, nel quale vengono riportati tutti gli interventi pubblici di Francesca, il che ci consente oggi di avere traccia dei post censurati e del loro contenuto.
I due post che hanno subito maggiore ostruzione sono quelli relativi a tesi scientifiche. Sono tesi di professori o ricercatori, con tanto di ruolo e di competenze, che sostengono il Covid-19 sia una malattia curabile e che il vaccino potrebbe non essere la soluzione giusta.
Notizie e verità
Come scrivevo su questo blog, notizia e verità sono due argomenti paralleli, le notizie servono a definire e capire la verità. Non sono di per sé verità. Per cui, riportare le opinioni di Cacoparto e Galmozzi, e dei vari ricercatori censurati, non significa sostenere che sia la verità. Significa offrire argomenti in più per quanti vogliano ricercare la verità dietro queste ed altre notizie. Se, come sta avvenendo, la maggioranza di noi non ha modo di prendere conoscenza delle opinioni e delle ricerche di questi o altri studiosi, è indubbio che la mappatura del reale (verità) venga fortemente compromessa. E prenda forma attorno a noi una realtà con connotati diversi da quella che potrebbe rivelarsi se avessimo tutte le informazioni da elaborare.
Mia opinione, ad esempio, è che una certa paura del Covid nella popolazione under 50, in buona salute, non sarebbe così spinta se tutti avessero chiaro che il Covid-19, curato per tempo, porta ad una remissione del 100% dei casi, come affermano migliaia di medici in italia ed all’estero.
A questo proposito, invito alla visione di questo documento. Mette insieme, in modo diverso, informazioni variamente disponibili. Non affermo che sia una verità, ma spiega in modo documentato e credibile per quale ragione esiste una convergenza tra i grandi media social, e la necessità di limitare le informazioni relative alla cure del Covid-19.
La mia opinione
Per rimanere nello schema notizie/verità, finora ho riportato delle notizie di prima mano circa la sospensione di alcuni post sulla pagina di un politico nazionale. Sulla base di queste ognuno potrà farsi la sua idea di verità. Personalmente, mettendo insieme questi ed altri tasselli, mi sono convinto che non siamo di fronte ad un complotto internazionale preordinato. Penso che il post-capitalismo nel quale viviamo sia fortemente opportunista ed abbia individuato nel Covid dilagante uno strumento utile a rafforzarsi ed arricchirsi. Una opportunità per mettere ulteriormente sotto scacco la società nella quale viviamo. Considerando che le persone al vertice sono poche, le grandi corporazioni sono in mano ad una decine di persone, è credibile che si siano messi d’accordo per mantenere lo status quo pandemico. Va ricordato che per adesso alcune persone hanno profitti inimmaginabili da questo stato di cose ed hanno poco interesse a che cambi.
Gli Stati, incapaci di coordinarsi ed andare d’accordo, sono in tutta evidenza soccombenti. E se quanto riportato dal video che ho condiviso poco sopra è reale, i privati hanno ingerenze enormi anche su organismi paragovernativi come l’OMS. Io credo che il quarto potere sia oggi più che mai forte, e che come società dovremmo porci il problema di regolamentarlo.
Le responsabilità sono comunque sempre nostre. Ogni volta nella quale, andando contro il precetto socratico, giubileremo perché ad una minoranza sia tolto il diritto di esprimere il proprio pensiero, saremo stati complici e noi stessi tomba di quella democrazia che pensiamo di difendere contro le cosiddette “fake news”.